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Cos’è l’anatocismo bancario?

L‘anatocismo è una delle forme più diffuse di mala gestio bancaria, un fenomeno che, nel corso degli ultimi anni, ha provocato il moltiplicarsi dei contenziosi tra gli utenti dei servizi bancari e gli istituti di credito.

A titolo esemplificativo, l’anatocismo è un metodo di calcolo degli interessi secondo cui gli interessi, maturati in un determinato arco temporale (ad es. in un trimestre), maturano a loro volta ulteriori interessi nel successivo trimestre, in gergo “interessi su interessi”.

Quali sono le ultime novità legislative?

Dopo la legittimazione della pratica anatocistica a partire dalla delibera C.I.C.R. del 9 febbraio 2000, il nuovo art. 120 del Testo Unico Bancario ha nuovamente vietato il fenomeno dal 1° gennaio 2014, ma per il passato il problema rimane.

Con la recente ordinanza n. 24293 del 16 Ottobre 2017, la Cassazione ha ribadito l’illegittimità della pratica dell’anatocismo bancario e, quindi, la capitalizzazione degli interessi sui conti correnti.

Infatti in questo modo ogni trimestre gli interessi passivi calcolati sulla originaria quota capitale diventano a loro volta capitale e su di essi vengano calcolati altri interessi passivi nel nuovo trimestre e così a seguire.

Questo ovviamente comporta per la banca un indubbio e notevole vantaggio economico ma il risultato, a danno del correntista, sarà poi che il tasso applicato effettivamente sarà molto più alto di quello dichiarato in contratto.

L’intervento della Legge di stabilità 2014 fu invece indirizzato a favorire una simmetria tra gli interessi creditori e quelli debitori, evitando che gli interessi passivi venissero imputati a conto capitale e trattandoli separatamente. Si è quindi intervenuti in maniera decisiva sulla materia, proibendo alle banche e a tutti gli intermediari finanziari di imputare gli interessi maturati a capitale, dando così di conseguenza formazione alla maturazione di “interessi su interessi”.

La delibera n. 343 del 03.08.2016 del CICR ha quindi stabilito che gli interessi devono essere contabilizzati separatamente dal capitale e che gli interessi debitori divengono esigibili dal 1° marzo dell’anno successivo a quello in cui sono maturati.

In caso di anatocismo bancario, cosa può fare il cittadino per difendersi?

Qualunque cittadino o azienda che abbia intrattenuto con una banca rapporti di conto corrente, usufruendo di apertura di credito con saldi passivi, dal 1950 sino al 2000, ha probabilmente subito illeciti addebitamenti di interessi anatocistici.

Una volta accertato l’illecito anatocismo, è possibile richiedere all’istituto di credito il rimborso di quanto illegittimamente trattenuto dallo stesso, nel caso in cui il conto corrente non sia ancora chiuso o sia stato chiuso non oltre dieci anni.

Ottenere la restituzione di una parte degli interessi pagati per anatocismo bancario consente anche di avere un notevole potere contrattuale verso la banca e può rappresentare un fattore importante per:

  • Rinegoziare i termini contrattuali dei rapporti in essere o di eventuali piani di rientro
  • Sospendere, rinviare o revocare l’esecutività di decreti ingiuntivi
  • Affrontare procedure fallimentari e concorsuali con delle risorse in più
  • Contrastare istanze di fallimento proposte dalle banche

Lo Studio Legale Scarantino è specializzato nell’ambito delle controversie in materia di rapporti bancari e nelle procedure per il recupero degli interessi illecitamente applicati da banche e società finanziarie.

Per maggiori informazioni e una consulenza qualificata è possibile scrivere a  segreteria@studiolegalescarantino.it o contattare lo studio al numero 0645668180.

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